Eroe di guerra
L'uomo
Orion
30 giugno 1943 – Alessandretta - Turchia. L'uomo nuota sul dorso in direzione della nave, ma le braccia le tiene lungo i fianchi, inerti, e avanza muovendo soltanto le gambe distese, alternativamente, proprio come nel nuoto agonistico sul dorso. La spinta delle gambe, potenziata da un paio di pinne di caucciù calzate ai piedi, sopperisce all' impossibilità di servirsi della trazione delle braccia. Un attrezzo segreto, quelle pinne. Sono pesanti quanto basta per tenere i piedi del nuotatore al di sotto della superficie dell' acqua e quindi a evitare sciacquii, e perciò rumori sospetti. Silenzio assoluto e invisibilità totale sono parti essenziali dell' equipaggiamento e dell' armamento dell'uomo arruolato nel Gruppo “ Gamma”.
Gli uomini del Gruppo Gamma della Decima Flottiglia MAS della Regia Marina di problemi ne devono risolvere tanti, suoni non ne possono emettere e di colori ne conoscono uno solo: il nero. Nere sono le pinne di caucciù, nera è la calzamaglia che ricopre tutto il corpo dell'incursore, nero il brandello di rete che ne cela il volto, verdastro il berretto frigio di spessa lana che sorregge la rete. Una maschera subacquea sarebbe impensabile, il cristallo frontale potrebbe riflettere un qualsiasi barlume di luce e lui, nemico invisibile, non sarebbe più tale.
È ancora lontana, la nave, e non ne giunge un suono, una voce; non se ne distingue una luce, anche fioca, che possa aiutare a mantenere la rotta. Ma è troppo vicina perché il Gamma si possa permettere il lusso d'un colpo di tosse, d'un soffio da cetaceo per espellere tutta quell'acqua salata che gli penetra nel naso. Qualcuno, a bordo, potrebbe udire quel rumore tenue e insospettirsi, dare l'allarme, scagliare le lame delle fotoelettriche contro la superficie nera del mare, e poi far cantare la mitragliatrice nelle pozzanghere di luce, per l'incursore non ci sarebbe scampo. Certo, se gli sparassero addosso a raffica, e qualche colpo centrasse uno o magari tutti e due i "bauletti" esplosivi che l'assaltatore ha con sé, la missione del Gamma sarebbe fallita, lui sarebbe morto invano e le azioni che i suoi commilitoni stanno preparando altrove nel Mediterraneo sarebbero scoperte e fermate in tempo dal nemico.
E pedala, pigia sulle sue pinne arma segreta, e rimorchia, verso il bersaglio, i bauletti che deve applicare. Li tiene sui fianchi, belli imbottiti di esplosivo, le braccia appoggiate sopra, per controllarli con le mani e anche per star più comodo; ma sono mantenuti al loro posto da due cordicelle passanti in altrettanti anelli, a loro volta fissati alle spalle del nuotatore con due bretelle che, con la cintura stretta in vita, costituiscono una robusta imbracatura. Sostenuti da appositi galleggianti, i due ordigni gli servono anche per appoggiarsi e riprender fiato ogni tanto.
Alternativamente, nuota su un fianco. Ora quello destro, ora quello sinistro. Per guardarsi intorno, senza mai perdere di vista il suo bersaglio e mantenere la rotta più breve.
Finalmente poche decine di metri d'acqua buia lo separano dall' obbiettivo. L'Uomo Gamma sgonfia un po', attentissimo, i galleggianti dei bauletti. Gli ordigni scompaiono sotto la superficie, ma non affondano, restano a dondolare appena sott'acqua. Può spingere con le pinne soltanto con la forza che basta per avanzare a una velocità pressoché nulla, quella d'un corpo morto alla deriva. Tiene il capo reclinato all'indietro, sotto la reticella gli occhi spalancati nell'acqua buia, è immerso al massimo, agevolato dai bauletti ora leggermente negativi. Fuori dell'acqua solo narici e bocca. L'acqua in bocca la espelle senza problemi. Quella nel naso no. Il Gamma sa che se la soffia fuori il liquido salato gli eccita le mucose e il colpo di tosse è inevitabile. Rimedia inghiottendola. Non c'è altra soluzione. Sa che gli farà venire un' arsura e una sete terribile, e che dovrà tenersele, come dovrà tenersi il freddo, la tensione nervosa, la paura. Mali minori.
Non c'è alcun segno visibile né un suono rivelatore della sua inquietante presenza sotto il mercantile carico di cromo. Con la punta delle dita nude delle mani imbrattate di nero, l'incursore tasta la pancia di ferro della nave, finché non avverte il rigonfio caratteristico della saldatura che indica senza possibilità d'equivoci i bordi sovrapposti di due lamiere. Ora gli basterà distinguere al tatto le giunture lunghe delle lamiere, quelle che indicano l'asse longitudinale della carena, da quelle corte che corrono sull'asse trasversale.
Tastando, palpando, accarezzando la carena, l'Uomo Gamma raggiunge quello che crede essere il centro nave e da qui l'aletta antirollio di dritta. I suoi gesti sono sicuri e rapidi come quelli d'un cieco dalla nascita. Il bauletto è al suo posto, è un involucro cilindrico che contiene dodici chilogrammi d'un esplosivo più potente del tritolo, messo a punto proprio per quell'impiego, e l'incursore lo fissa a un'estremità dell'aletta con due morsetti, i "sergenti". Stringe bene. Le sue mani esercitate fungono anche da chiavi dinamometriche. Estrae dal fodero il coltello acuminato che porta alla cintura, lacera il galleggiante del bauletto. Adesso il secondo, sull'altra estremità della stessa aletta, perché se la nave è munita di paratia stagna longitudinale, la sezione squarciata dalle bombe resterebbe bilanciata e la nave non affonderebbe; invece, provocando due falle su un lato solo dello scafo, uno indietro, l'altro avanti, se ne provocherebbe l'inclinazione e quindi il capovolgimento e l'affondamento. Tutto studiato, tutto calcolato, ogni gesto frutto di riflessione e di concentrazione.
Se gli andrà bene, lo sa, niente lettere di encomio né articoli sui giornali. Se gli andrà male, anche questo lo sa, può finire in campo di concentramento con un PW, Prisoner of War, impresso sulla giubba; oppure, se lo beccano ... non lo fanno prigioniero, lo fucilano. Lo prenderebbero per una spia, per un sabotatore, si, ma civile. Da mettere al muro senza processo.
Anche la seconda carica è piazzata. Esploderanno e la nave colerà a picco fuori dalle acque territoriali, il nemico penserà all'attacco di un sommergibile, perché a far deflagrare l'esplosivo provvederà un congegno a tempo e spazio, un'elichetta che comincerà a girare soltanto quando la nave avrà raggiunto la velocità di cinque nodi liberando il fermo di un orologio che a sua volta, trascorso un numero determinato di ore, azionerà il detonatore.
Missione compiuta.
Non può dirlo ancora, c'è da ritornare allo stabilimento balneare, la base segreta, senza farsi scorgere da nessuno. Ora pinneggia silenzioso in direzione della spiaggia, un miglio e mezzo abbondante dalla nave alla fonda che tra qualche ora sarà a fondo.
Finalmente prende terra, silenzioso come uno straccio bagnato. Non ha più i bauletti con sé e procede spedito e invisibile, la calzamaglia nera, la reti cella ancora sul volto. Sono le tre del mattino e in giro finalmente non si vede anima viva.
L'Uomo Gamma s'asciuga con l'accappatoio lasciato nella cabina, si riveste, prende la strada per il Regio Consolato d'Italia. L’attende trepidante Giovanni Roccardi, agente D65 del SIS che gli fornisce assistenza, l’unico al corrente della vera identità di Ferraro. Missione compiuta. Ora può dirlo. C'è anche il console ad aspettarlo. L'agente segreto solo a questo punto l'ha informato sulla vera personalità e sulla natura dell'incarico di quello strambo impiegato. Ora che il console sa, lui potrà restare a dormire qui. Ormai sono le 4 del mattino e non è il caso di raggiungere il suo alloggio nel convento dei Carmelitani dove l'ufficiale del servizio segreto della Regia Marina lo ha sistemato perché più sicuro d'una camera d'albergo e i monaci sanno di avere a che fare con un impiegato civile del consolato italiano di Alessandretta e non stanno certo a imporgli orari da rispettare. D'altra parte, cosa può fare di male uno come lui, questo giovanotto, Luigi Ferraro, genovese ma che nemmeno sa nuotare, che invece di andare a far la guerra è riuscito a imboscarsi dietro una macchina da scrivere in un consolato sperduto d'una cittadina d'un Paese neutrale. "Raccomandato di ferro", aveva pensato tra sé e sé il padre guardiano, quando se l'era visto davanti per la prima volta.” (1) |
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Kaituna
La seconda azione si svolge nel porto di Mersina il 9 luglio. Alle 22,20 Ferraro scende in acqua e inizia a nuotare in direzione del mercantile Kaituna alla fonda a due-tre chilometri di distanza. All'una di notte è a una quarantina di metri dal dritto di prora dell’obiettivo. Sulla superficie dell' acqua galleggia avvicinandosi lentissimamente alla nave la reticella che nasconde il suo volto: un ciuffo d'alghe brune. Quando il suo corpo incontra l'acciaio del bulbo, l'incursore resta immobile: deve recuperare, rallentare il battito cardiaco, il ritmo della respirazione. Riprende ad andare. Ora il ciuffo d'alghe brune rotola lentamente scivolando sulla fiancata di dritta della nave. In corrispondenza con l'aletta antirollio di quel lato si ferma, lentamente scompare sott' acqua. Ferraro ha iniziato a respirare l'ossigeno puro del suo ARO e s'è immerso. Si porta dietro una sensazione inquietante, di aver rilevato, al tatto naturalmente, la presenza d'una verrina, quel cavo che viene fatto passare da una murata all' altra sotto la chiglia, e poi fatto scorrere, da prora a poppa e viceversa, per controllare che non vi siano corpi estranei, magari cimici o mignatte o altre diavolerie escogitate dal nemico. L'incursore trova subito l' aletta, si porta verso la parte posteriore, fissa il primo bauletto, ne squarcia il galleggiante, estrae la sicura della spoletta. E uno. Ora, senza perdere il contatto con l'aletta, si dirige verso la parte anteriore, dove va piazzato il secondo bauletto. Maledizione! La verrina c'è. Ferraro è perplesso, incerto, preoccupato. Ma decide di piazzare la seconda carica. La fissa per bene con i 'sergenti', compie tutti i gesti necessari per mettere il bauletto in condizioni di 'pronto all'esplosione'. Ma è colto dal dubbio: "e se li togliessi, i bauletti? Se li scoprissero con la verrina ... " Controlla il 'ponticello di scorrimento': ne ha collaudato lui stesso la funzionalità, è un dispositivo ideato e costruito proprio per ingannare le verrine del nemico: "ma no ... funzionerà, non li troveranno mai ... "
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Sicilian Prince
L'attacco al terzo obiettivo: il Sicilian Prince, bandiera britannica, 4.500 tonnellate viene portato nella notte del 30 luglio. |
Fernplant
Meno di due giorni dopo, proprio ad Alessandretta, una magnifica opportunità di utilizzare al meglio gli ultimi due bauletti esplosivi rimasti: a 2.000 metri dallo stabilimento balneare è ancorato il Fernplant, un piroscafo norvegese di 127 metri fuori tutto, da 5.274 tonnellate di stazza e 7.000 di portata, che sta caricando 6.000 tonnellate di minerale di cromo. Al Fernplant è accostato un mercantile turco carico del minerale di cromo da trasbordare sul piroscafo norvegese. Le due navi appaiono illuminate a giorno: anche la fiancata destra è illuminata e a circa 4 metri dall' estremità della prora due potenti riflettori, uno per lato, gettano dall' alto in basso i loro fasci di luce sullo scafo e sull' acqua. Ferraro, tenendosi a debita distanza, comincia a girare attorno al bersaglio nella speranza di individuare lungo murata un punto meno illuminato che gli permetta l'accostamento. Ma invano: da una batteria di sette riflettori per lato si rovesciano cascate di luce sulle fiancate, sul mare. L'unica è tentare l'accostamento di prua: in direzione del dritto la luce è un po' attenuata, e poi è meno probabile che li ci sia gente. (1) |
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Dopo l'8 Settembre
Perduta la guerra, Ferraro ne continuò un'altra, fino alla sconfitta finale nel 1945, senza uccidere mai nessuno, senza mai sparare un colpo contro altri italiani e anzi, d'accordo coi partigiani che in teoria erano suoi nemici, salvando uomini e importanti insediamenti industriali dalla rappresaglia nazista. «Il 26 aprile arrivarono il segretario comunale e due responsabili del C.L.N. dicendo: "I poteri sono passati dalla Repubblica Sociale ai C.L.N.; avremmo bisogno di lei [ ... ] c'è una colonna tedesca che vuole far saltare il ponte e gli stabilimenti". Risposi che io ero e rimanevo la più alta autorità militare del paese, per cui, per salvare il ponte e gli Stabilimenti Marzotto, sarei intervenuto personalmente per far defluire la colonna tedesca da Valdagno, senza difficoltà però da parte partigiana. Il 27 maggio giunsero a Valdagno il Capitano di Corvetta Lionel Crabb, famoso «uomo-rana» della Royal Navy ed il Maggiore Antony Marzullo, della U.S.Navy, che proposero a Ferraro una collaborazione con le forze navali alleate nella guerra contro il Giappone. Ferraro ringraziò per l’offerta ma rifiutò. |
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S. Giovanni Bianco
SAN GIOVANNI BIANCO - ESTATE '45. - "Giuro, ada chel là!" all'esclamazione del compagno i nostri sguardi scattano all'unisono nella direzione del suo. Cribbio, sul pilastro della sponda opposta c'è ritto l'"Uomo mascherato". Prima, fuorché nei fumetti, chi s'era imbattuto in un sub? Nemmeno l'estensore di queste righe, nonostante la prolungata dimora a San Remo a motivo dell'impiego paterno, era andato più in là del palombaro del pontone di drenaggio del porto. Dalla figura atletica e dai pantaloncini blu riconosciamo quel giovane signore con pizzetto biondo-castano che poco prima c'è passato accanto, scherzando col frugoletto biondo che gli sguazzava a due passi. Questi ora gli parla dal pilastro sulla nostra riva. Circospetti, noi ci si muove verso il ponte. Più che gli strani occhialini che gli coprono quasi interamente il viso e quelle enormi zampe d'anatra in cui ha infilato i piedi, dell'equipaggiamento del misterioso personaggio, c'incuriosisce l'aggeggio che impugna. Di certo si tratta di un'arma, ma di così non ne abbiamo viste mai. Essì che, fra Wermacht, miliziani varii della Repubblica Sociale, partigiani eccetera, a fucili e mitra ci siamo fatti l'occhio. Questa qui, di primo acchito, rammenta una "machine-pistole", più lunga ed esile però, senza il |
Orietta, sua moglie
Nell’inverno del 1943, in Africa settentrionale la VIII Armata britannica avanza dopo aver sconfitto gli italo-tedeschi a El Alamein e la caduta di Tripoli appare ormai inevitabile. Ferraro viene allora designato per compiere azioni di sabotaggio nella sua città adottiva una volta che questa verrà occupata da parte del nemico. Era sconsigliabile poter utilizzare la collaborazione di elementi estranei all’ambiente, che indubbiamente avrebbero richiamato attenzione e sospetti. |
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