Organizzatore sportivo
L'uomo delle prime volte
Luigi Ferraro, come ha scritto Cafiero, collezionava “prime volte” in ogni attività sportiva che avesse a che fare con il mare. Un grande amore per il mare e le attività di cui poteva essere palcoscenico ne erano sicuramente la motivazione ma per raggiungere gli obiettivi occorrono qualità e caratteristiche. E Ferraro ne possedeva almeno due fuori dal comune. Una particolare sensibilità per comprendere l’animo umano che gli consentiva di capire e farsi capire dalle persone ed un’inesauribile energia grazie alla quale svolgeva quantità di lavoro enormi a ritmi impressionanti. Non solo il lavoro inteso come professione svolto per Cressi e Technisub ma il lavoro necessario per partecipare a riunioni, tenere conferenze, inventare nuove attività, risolvere problemi, mediare esigenze contrapposte. |
U.S.S. "Dario Gonzatti"
La “Unione Sportivi Subacquei Dario Gonzatti” è unanimemente riconosciuta come la prima associazione subacquea italiana. Luigi Ferraro ne fu uno dei padri fondatori ed il Presidente per moltissimi anni. Il 15 maggio 1948 Ferraro sta andando al lavoro quando incontra due o tre amici intenti a dibattere per l'ennesima volta la vexata quaestio della fondazione di una società di subacquei. Alla convocazione per la sera stessa presso la sede della ditta Cressi aderiscono Luigi Stuart Tovini, un fiorentino naturalizzato genovese che l'anno dopo si aggiudicherà il primo precampionato italiano di pesca subacquea; Gianni Foroni, un già famoso oculista che negli anni a venire costruirà nella sua splendida casa a picco sul mare il più bell'acquario privato del mondo; Aldo Gasco, un dentista che scoprì in Sardegna una costa meravigliosa in cui comprò un terreno e vi costruì una casa senza pretese. Quella costa sarebbe diventata molti anni più tardi la Costa Smeralda e Gasco rifiutò un assegno in bianco dall’Aga Khan cui mancava proprio quel appezzamento di terreno da lui definito il più bello della Costa. Duilio Marcante, uno dei primi collaboratori di Egidio Cressi (tra l'altro, arrotolava a mano le molle per i fucili) che a darsi da fare in mare aveva cominciato prestissimo, partendo dalla gavetta, cioè facendo il bagnino, e poi il pescatore su una paranza, con le reti. Ma già allora si distingueva dai suoi compagni di lavoro che come tutti i pescatori di mestiere il bagno in mare non lo facevano mai, perché sommozzava. Sia pure senza maschera e senza pinne, che non erano state ancora inventate. |
F.I.P.S.A.S.
La Federazione Italiana Pesca Sportiva venne contattata da Ferraro nel 1948 allo scopo di organizzare sotto un profilo sportivo le nascenti attività subacquee che al momento erano soprattutto caccia subacquea. Segretario della Federazione era all’epoca Carlo Manstretta che rispose in maniera entusiastica ai contatti di Ferraro e nel 1949 le attività subacquee entrarono a far parte della FIPS. |
C.M.A.S.
Nuoto Pinnato
Nel 1951, quando ancora le sole pinne disponibili sono le famigerate pinne con cinghiolo che fanno tanto male ai calcagni, Ferraro organizza la prima gara di nuoto pinnato in mare, una traversata del litorale genovese dal Lido a Nervi in quattro tappe, l'ultima di notte, ciascun partecipante con una torcia elettrica impermeabile fissata alla calottina di gomma e la scogliera del traguardo tutta illuminata dalle fotoelettriche dei Vigili del Fuoco. Oggi la disciplina del Nuoto Pinnato è divenuta sport riconosciuto dal CIO. Nel 1971 per il Nuoto Pinnato è il momento di una autentica rivoluzione, quando viene introdotto un nuovo strumento natatorio: la monopinna. Si tratta di una pinna unica, realizzata in vari materiali che consente prestazioni superiori alle tradizionali bi-pinne. Dopo pochi anni di convivenza nel 1979 tutti i primati mondiali sono realizzati con la monopinna. Nasce però un problema socio-economico: per essere competitivo un nuotatore pinnato deve utilizzare la monopinna che ha tuttavia un costo notevole, non alla portata di tutti. Conseguentemente atleti promettenti rinunciano alle gare perché sforniti di adeguati attrezzi. Dal 2006 la CMAS, su iniziativa di Achille Ferrero, ha inserito fra le specialità agonistiche del Nuoto Pinnato la categoria riservata alle “bi-pinne” per consentire anche a nuotatori meno abbienti di poter competere con strumenti economicamente poco costosi e l’ha intitolata “Luigi Ferraro Cup” in onore di chi, alla affermazione delle pinne e alla loro diffusione ha dedicato tanto. |
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Orientamento Subacqueo
Ancor prima delle gare di Nuoto Pinnato Ferraro inventa un’altra specialità, l’Orientamento Subacqueo in cui l’atleta, oltre a nuotare, deve saper utilizzare la bussola. Nel '49 a Genova ha luogo la prima gara del genere: partenza da terra, indossamento dell'ARO a 7 metri di profondità e percorso lungo tre direzioni con ritorno al punto di partenza. L’esperienza di Ferraro fatta durante l’addestramento al nuoto e orientamento subacqueo nella X Mas gioca evidentemente un ruolo non secondario. |
Apnea e record profondità
Nel 1952 è la volta della prima gara di apnea della storia. Apnea da fermo, poiché la competizione avviene in una sorta di grande acquario, una vasca con la parete anteriore in vetro, le altre pareti in lamiera di ferro delle misure di metri 2,50x2,50x3,00 costruita per l'occasione sulla spianata dell’Acquasola a Genova. La "Gara Nazionale di resistenza sott'acqua da fermo” (questa la denominazione ufficiale) ha luogo il 12 giugno. Vi partecipano tre squadre: quella del Corso Nazionale Sommozzatori, Direzione Generale Antincendi di Roma, l’Unione Sportivi Subacquei e il Centro Sportivo Italiano, entrambi di Genova. La squadra dei ''pompieri'' (che per altro sono sei) ha la meglio, a dimostrazione della validità del metodo di addestramento messo a punto dal Professor Ferraro. Un vigile, Antonio Esposito, prevale su altri dodici concorrenti anche nella classifica individuale, smettendo volontariamente di respirare per ben 3 minuti e 15 secondi. Resiste per 3 minuti esatti Egidio Cressi e si piazza al secondo posto. Con lui, gli altri "ussini" si classificano secondi a squadre. Dopo un periodo di eclissi le gare di apnea sono ricomparse sulla scena riscuotendo un certo successo. Sono articolate in apnea statica e dinamica, possono essere effettuate in piscina o mare aperto. Per diversi anni Ferraro fu al fianco di Enzo Maiorca in molti dei suoi record. Nel suo libro “A capofitto nel turchino” Maiorca ha intitolato un capitolo “Oggi telefono a Ferraro” che è indicativo del particolare rapporto instauratosi fra i due personaggi. Troviamo poi Ferraro dietro i record delle sorelle Treleani e ancora prodigo di consigli con il romano di origini ungheresi Stefano Makula. Ma a Ferraro il mondo dei record deve soprattutto la sua sopravvivenza. Vi fu infatti un epoca in cui in seno alla CMAS alcuni negavano l’utilità dei record e ne proponevano l’abolizione. Fu Ferraro che lo impedì mettendo in campo tutto il suo prestigio ed autorità per confutare la tesi. Questo il suo intervento ad un Bureau Exécutif dei primi anni ’70. “E’ un errore ritenere che questi record siano fine a se stessi e che non contribuiscano ad alcun progresso utile. Il mondo subacqueo è un mondo ancora da scoprire. Qualunque cosa venga fatta per acquisirne conoscenza contribuisce ad accelerarne la conquista. E' accertato che la platea continentale è sola possibilità rimasta all'uomo per espandersi e la sola soluzione ai problemi futuri della fame, della sete derivanti dall'aumento dell'umanità. Oltre a questo grandissimo apporto ve ne sono altri egualmente importanti. Ricordiamo quanto sosteneva la scienza medica fino ad alcuni anni fa e cioè che l'uomo non avrebbe potuto superare la profondità di 30 metri! A questa affermazione ne sono seguite altre, sempre di autorevoli scienziati che elevarono la profondità limite a m. 50. Da rilevare quindi che questa specialità sportiva suggerisce alla scienza che ci sono altre nozioni da acquisire! Le imprese svolte che hanno portato i record alla quota attuale di 80 metri, dimostrano quanto vi è ancora da studiare e dicono che l'ardire dell'uomo è andato in là dei limiti della scienza negli interessi delle generazioni presenti e future. Oltre quanto sopra è chiaro che i record, cosi svolti, cioè da un uomo con le sole risorse fisiche, senza ausilio di attrezzature di respirazione, hanno contribuito in modo notevolissimo a sdrammatizzare e a proporzionare la misteriosità enigmatica e intimidatoria attribuita alla profondità. La conquista "a fiato” di 80 di quei 200 metri che costituiscono la profondità della platea continentale sfruttabile dall'uomo è un incoraggiamento, una semplificazione, una riduzione d’importanza che la rende più a portata di mano per la conquista sfruttativa integrale. Si può affermare che nessuna altra impresa sportiva o record dà un apporto così utile e pratico come queste imprese. Le stesse avventure aereo-spaziali e la vita degli astronauti sono forse messe a repentaglio più per orgoglio e scopi di supremazia nazionale che per risultati di immediata e spicciola utilità. Le imprese di Mayol e di Maiorca possono essere paragonate alle imprese di Lindbergh in campo aeronautico o dei primissimi navigatori, che si sono spinti al di là dei confini allora conosciuti. Il loro apporto ha contribuito ai progressi ed ai risultati oggi raggiunti in campo aeronautico o in campo navale. In seno alla C.M.A.S. si è discusso altre volte su questo argomento, ma a livello di opinioni personali, non valutando sufficientemente questo altro aspetto delle cose. La Commissione Medica per bocca di suoi esponenti ha esternato un avviso contrario basato su argomentazioni prudenziali e timori possibilistici senza riferirsi ad alcuna casistica reale. - Tenere presente che alcune Federazioni riconoscono i Record attenendosi al regolamento a suo tempo redatto dalla C.M.A.S. - Che pertanto queste Federazioni svolgeranno tale attività senza alcun controllo internazionale. - Molto più saggio del disinteressamento che lascia via libera ad esecuzioni arbitrarie, con assistenza inadeguata, con risultati incontrollati, con possibilità per chiunque di svolgere tentativi privati; sarebbe più civile, sportivo, responsabile il riconoscimento, imponendo un regolamento, vincolando a precise condizioni, e controlli efficienti, richiedendo assistenza rigorosa. Questo dovrebbe essere il compito di una organizzazione sportiva internazionale competente, non estraniandosi dall'argomento. - Da riflettere che non si è verificato alcun caso mortale che giustifichi una condotta di rinuncia. - Nella pesca subacquea, nell’attività tecnica con autorespiratori i morti sono invece diversi e nessuno ha mai pensato di rinnegare l'attività. - E' assurdo che la Confederazione responsabile di una attività rinneghi una specialità del suo stesso sport, senza alcun motivo plausibile. - Per di più i record esercitano una grande attrazione sul pubblico, sulla stampa, sui tecnici. Apportano una pubblicità al settore superiore a qualsiasi altro avvenimento e rinunciarvi è decisione oltremodo colpevole. - L'idea di considerare tali prove come esperimentazioni applicate non ha senso perché nessuna organizzazione medico-scientifica si accollerebbe un tal compito organizzativo e nessuna organizzazione sportiva può accollarselo poiché tale attività è stata posta al di fuori della competenza sportiva! ! Quindi è una decisione inefficiente e sbagliata. - Infine quanto disposto dal Bureau Executif il 5/12/1970 è compilato in modo contradditorio, confuso, illogico. Emana da uno stato d'animo intimidito, pavido, confuso, alla ricerca del compromesso e non risolve il problema. - Da tutto quanto sopra risulterà sufficientemente chiaro che: l°) Non vi sono casistiche negative che consiglino la rinuncia al riconoscimento dei record. 2°) I record hanno tutte le finalità utili sopra descritte. 3°) Più saggio, opportuno, efficace assumersi l'egida regolamentando opportunamente e severamente le modalità di esecuzione. 4°) Prendere eventualmente decisione di riconoscere e regolamentare i Record fino a dimostrazione della loro negatività e rinunciarVi in un secondo tempo in maniera motivata e documentata, non per "supposizione" come si vorrebbe fare ora.” |
Gare pesca subacquea
Scrive il Prof. Azzali nell’Introduzione al “Libro bianco – Le Gare di Pesca in Apnea”: E dell’agonismo venatorio subacqueo Ferraro fu ancora una volta cuore e motore scrivendo regolamenti e organizzando gare. La difesa della Pesca Subacquea e delle relative competizioni è stata un’altra delle grandi battaglie in cui Ferraro si è sempre battuto specialmente in seno alla CMAS. Proprio l’organizzazione che istituzionalmente avrebbe dovuto tutelare questa attività fu infatti più volte tentata di ostacolarla, se non abolirla. Ecco come Ferraro, negli anni ’70, argomentava la sua azione. I MERITI DELLA PESCA SUBACQUEA– di Luigi FERRARO“Da qualche tempo si sentono autorevoli voci e si registrano iniziative contro la pesca subacquea. Poiché non è certamente il più importante nocumento al patrimonio ittico (vi sono prima: pesca industriale, inquinamenti, ecc.) si deve pensare che gli oppositori si lascino affascinare da ispirazioni demagogiche, idealistiche, appariscenti ma non altrettanto realistiche. Anche se vi sono tra loro personalità illustri e di prestigio, va tenuto presente che essendo uomini possono essere fallaci, quindi la conclusione finale deve dedursi da ragionamenti incontestabili, non da semplici affermazioni. Contro le accuse alla pesca si consideri che: nessun fucile cattura pesci al di là di 3/4 metri di distanza; che i pesci hanno la loro agilità, velocità, diffidenza; che hanno a disposizione sterminate distese di alghe e di zone rocciose in cui rifugiarsi; che posseggono una apnea più lunga dell'uomo. Da considerare che il subacqueo conosce, frequenta, raggiunge una minima parte del loro habitat. Che vi sono pesci quali dentici, occhiate, triglie, ecc. che il subacqueo incontra, ma cattura in minima quantità. Che oltre queste specie ne esistono molte altre quali sardine, acciughe, sogliole, ecc. che non incontra, che non cattura, che non ricerca. Infine, di ciò che ricerca, e tenta di catturare, solo una piccola percentuale finisce nel carniere! Che delle centinaia di specie che con altri sistemi vengono catturate (o distrutte) a migliaia di tonnellate, il subacqueo né intacca solo 4-5 specie e per sole decine di chili! E allora? E allora ecco ridimensionato problema alle “proporzioni reali” ben diverse da quelle propagandate. Pertanto, dopo quanto chiarito e riproporzionato prima di drastiche e inconcludenti proposte di abolizione, risulta opportuno suggerire soluzioni razionali e logiche. Si può pensare a parchi subacquei, a zone di avvicendamento, a vietare determinate specie, a imporre minimi di misure, a epoche di divieto, limiti di quantità, ecc. ecc. Su queste. strade e verso queste soluzioni potremmo trovare un accordo e offrire il nostro contributo ad una nuova politica. Come dirigente C.M.A.S. rispondo anche all'addebito che si fa alla stessa di tutelare la pesca subacquea. E' da ritenersi un vantaggio che la C.M.A.S oltre i compiti di evoluzione, di tecnica, di propaganda, di internazionalità, curi anche la pesca subacquea. Vi è la garanzia che è guidata da dirigenti responsabili di larga ed elevata visione. Ed ora anche una precisazione che riguarda me. Si potrebbe pensare che io protegga la pesca per interesse. E’ bene sapere che al campo subacqueo io non ci sono “venuto” attratto da convenienze, ma che ci sono “sempre stato” perché vi ho dedicato la mia vita dagli inizi. Il mio "credo” è sempre stato la conquista del fondo del mare a favore dell'umanità futura, ed ho sempre considerato lo sport subacqueo in tutte le sue forme (prima fra tutte la pesca subacquea) come un utilissimo espediente per trasformare l'umanità da terrestre in subacquea. Questa la mia intuizione dell'importanza del Fondo Marino e ciò che ha ispirato tutta la mia condotta e il mio lavoro. Le cause del depauperamento ittico sono molte e molto difficili da eliminare. Presuppongono una battaglia più lunga di una vita! Ecco perché si può deviare inconsciamente su bersagli più facili! I pescatori subacquei sono pochi e mal difesi. Il loro operato di facile presentazione negativa verso l'opinione pubblica è una battaglia con buone possibilità di successo e potrebbe offrire l'illusione di sentirsi paladini dell'umanità! Però in realtà, senza il minimo risultato reale. Che parta da noi la segnalazione del vero motivo di depauperamento, di quello grave, serio, vero che non sono nemmeno l’inquinamento e la pesca di frodo! La ragione vera è che il mare è la sola parte del nostra pianeta dalla quale l'uomo, dal suo esistere ad oggi, ha solo asportato. Da centinaia di migliaia dì anni l'uomo depaupera il mare con ogni mezzo, (ci si è ora aggiunto l'inquinamento ed il dinamitardo), senza aver mai pensato a “ripopolare" a "riprodurre". Cosa esisterebbe oggi sulla terra se fosse stato fatto altrettanto? Chi conoscerebbe i bovini, le galline, i suini, il grano, i cavoli, le patate, ecc. ecc. ? Malgrado quanto detto noi non proponiamo di sospendere o limitare la pesca. Suggeriamo soluzioni positive e costruttive. Noi proponiamo di ripopolare il mare. Si cerchi di riprodurre in cattività, si arrivi alla fecondazione artificiale, alla riproduzione per opera dell'uomo a terra, si ripopoli il mare con “avannotti” che abbiano già superato il periodo più critico e difficile della loro esistenza, che possano essere persino "immunizzati” cioè adattati, assuefatti a quei veleni che poi troveranno nell'ambiente e si saranno contemporaneamente ridotti anche i danni dell'inquinamento. Lo si faccia in tutte le Nazioni, con Enti pubblici ed internazionali che bilancino il pescato con il riprodotto ed avremo fatto opera altamente meritoria per la sopravvivenza dell'umanità. Ma era nella natura di Ferraro mantenere equilibrio e lucidità. Se da un lato contrastava i luoghi comuni contrari alla caccia non tralasciava, già nel lontano 1951, di spezzare una lancia a favore dei temuti squali. Così scrive per smentire false credenze: "Per tanto tempo l'uomo ha creduto che il mondo finisse a Gibilterra, poi che la terra stesse ferma, quindi niente di strano se ciò che fin’ora in questo senso era una convinzione universale viene invece ad essere sgretolata da tutta un' altra realtà. Intanto sarà bene chiarire immediatamente un punto: la riabilitazione che intendo fare riguarda la credenza che il pescecane sia un essere ferocissimo, coraggiosissimo, che attacchi senza discriminazione ogni essere, uomo compreso, che gli capiti a tiro. Questo è quanto non credo e mi propongo di dimostrare coi fatti, precisando che mi riferisco a quelle poche specie di squali che notoriamente sono considerati antropofagi e non agli altri innumerevoli tipi che si cibano esclusivamente di pesci. Perciò, secondo me, la domanda se il pescecane mangia l'uomo ha due risposte: si, se l'uomo appare al pescecane come un'esca o una preda in stato di inferiorità (uomo che nuota in superficie, che fugge, privo di forze o di sensi, cadavere eccetera); no, se l'uomo mantiene l'iniziativa o meglio ancora appare al pescecane interamente nel suo elemento e che perciò questi deve considerare con la diffidenza innata in ogni animale, e col timore derivante dall'inesperienza dell'insolito incontro. Come vedremo più oltre oggi si contano a decine i casi di subacquei che potrebbero fare da testimoni a discarico del povero accusato!" |
Panathlon
Il Panathlon International è un’associazione il cui scopo è l'affermazione dell'ideale sportivo e dei suoi valori morali e culturali, quale strumento di formazione ed elevazione della persona e di solidarietà tra gli uomini e i popoli. Il termine "Panathlon", proveniente dalla lingua greca, può essere tradotto con l'espressione "insieme delle discipline sportive". Diffuso in tutta Italia e nei principali Paesi del mondo è stato fondato a Venezia il 12 giugno 1951. Dopo Venezia e Brescia il terzo Panathlon Club a vedere la luce è stato quello di Genova, il 21 maggio 1952. |