È in seguito a un incidente mortale occorso sott’acqua ad un Vigile del Fuoco del Comando di Genova che Luigi Ferraro è chiamato nel 1947 come consulente del Tribunale. E’ questa malaugurata circostanza che fa nascere in Ferraro l’intuizione di addestrare i Vigili del Fuoco ad operare sott’acqua. Ne parla con l’Ing. Michele Elia, Comandante del Corpo di Genova, che accoglie l’idea con entusiasmo ritenendo, come poi avverrà, potesse essere di grande apporto per il Corpo e lo mette in contatto con la Direzione Generale Servizi Antincendi del Ministero dell'Interno. Ferraro è convocato a Roma, seguono incontri, colloqui, dimostrazioni. che si concludono con la proposta di presentare alla Direzione Generale un progetto di fattibilità.
All'epoca la materia è assolutamente vergine. Non esiste alcun trattato, anzi: nemmeno un manualetto. C'è solo l'esperienza pratica personale dei primi sommozzatori, quasi tutti autodidatti. Ferraro ha dalla sua il vantaggio di aver ricevuto un addestramento specifico dalla Regia Marina, di aver già sperimentato i primi corsi per subacquei amatoriali e di essere un insegnante di mestiere. Così accetta di cimentarsi nell'impresa. Studia, riflette, esplora il suo passato di incursore e trova un punto di sintesi tra le esigenze teoriche, tecniche, psicologiche, pratiche delle due specialità in apparenza assai divergenti: Vigile del Fuoco e Sommozzatore.
Ne ricava un progetto che supera tutte le perplessità ministeriali e, nel 1952, gli viene conferito l'incarico di svolgere il primo corso sommozzatori. (2)
Era già stato fatto nel 1942 un esperimento per brevettare all’immersione presso l’Accademia di Livorno alcuni Vigili del Fuoco ma restò un episodio isolato e senza seguito. Luigi Ferraro nel giugno del 1952 inizia quindi a Genova il I Corso Sommozzatori dei Vigili del Fuoco. Dopo 60 giorni, vengono brevettati 32 Vigili del Fuoco, i quali tornano ai Comandi di appartenenza per iniziare la loro speciale attività. Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco fu a livello internazionale la prima organizzazione non militare a dotarsi di sommozzatori per scopi civili, al servizio dello Stato.
A quel Corso ne seguirono molti altri poiché la specialità dimostrò subito la propria utilità effettuando nei suoi primi due anni di esistenza ben 126 interventi.
La Direzione Didattica dei Corsi passò anni dopo a Duilio Marcante ma Ferraro rimase per oltre 40 anni Consulente Tecnico Subacqueo della Direzione Generale Servizi Antincendi contribuendo a migliorare in tutti i dettagli una organizzazione così importante per il Paese. Ancora oggi i corsi di formazione per i sommozzatori V.V.F., pur introducendo necessari adeguamenti tecnici e svolgendosi in diverse sedi per ampliare le esperienze operative, si tengono secondo i dettami di Ferraro e Marcante. I sommozzatori dei Vigili del Fuoco oggi sono più di 360 suddivisi in 32 Nuclei presenti su tutto il territorio nazionale, dispongono di moderni strumenti quali ROV (Remote Operated Vehicle), Sonar di ricerca, barche, gommoni e mezzi speciali che consentono di effettuare più di 2.000 interventi all’anno.
Per meriti acquisiti in campo subacqueo sono stati insigniti del premio “Tridente d’Oro”, della Medaglia d’Oro al Valore Culturale e di vari riconoscimenti al Valor Civile assegnati ai singoli operatori per le loro imprese subacquee. Il percorso per arrivare a ciò è stato lungo ma non va dimenticato quel primo corso del 1952 sviluppato attraverso continue riflessioni ed applicazioni di esperienze, senza alcun precedente a cui ispirarsi, in più destinato al servizio di una attività terrestre con compiti di Istituto particolari. Dal nulla venne realizzata una cosa risultata totalmente rispondente allo scopo voluto. (3)
Per comprendere fino in fondo i rapporti che intercorrevano fra Ferraro e i sommozzatori dei VV.F. si riporta l’introduzione che l’Ing. Chimenti, già responsabile nazionale della specialità, ha scritto nella prefazione al libro “Dominare gli istinti” di G.Cafiero ed.Ireco. “…L'occasione di questo libro è però troppo ghiotta per non parlare anche di un aspetto di Luigi Ferraro che conosce solo chi ha potuto apprezzare anche queste sue doti nella realtà operativa. Mi riferisco all'apporto costante e qualificato, in termini di esperienza e umanità, in caso di interventi subacquei particolarmente complessi.
Per tutti valga il caso dell'intervento nella grotta di Reggio Calabria nel 1978. In tale circostanza il Professore, sessantaquattrenne, ha voluto immergersi fino all'imbocco della grotta a 64 m. di profondità per vedere con i suoi occhi le problematiche del tentativo di recupero del corpo di Alfonso Parisi, il sommozzatore VVF morto durante l'intervento di soccorso. Tutta la squadra di sommozzatori VV.F. convocati da tutta Italia, guidati da me in stretto contatto con l'Ing. Lo Basso, ha capito in quel momento cosa i sommozzatori VV.F rappresentavano per il Professore.
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